Baba Hanae, 19 anni, appassionata di matematica: dall'infanzia in Marocco all'università grazie al programma «Uni.on Accendi il tuo futuro»

Target
Studenti e ricercatori
Paese
Italia
Anno
2025

UniCredit Foundation e Fondazione Don Gino Rigoldi, oltre alla borsa di studio triennale per 70 ragazzi meritevoli, hanno organizzato una Winter School e un tutoraggio continuo per tutto il primo anno.

Quando è arrivata in Italia dal Marocco, Baba Hanae era piccola e aveva in testa una domanda fissa: «Come funzionano le cose?». Oggi ha diciannove anni, indossa un velo blu, ama logica, informatica e matematica.

«Ero l’unica in classe di origine straniera e spesso l’unica ragazza davvero presa dalle materie scientifiche. Mi sentivo sola. Questo progetto mi ha dato un’occasione straordinaria — racconta — non solo per imparare, ma per uscire dal mio guscio».

Lei è tra i trentacinque studenti lombardi (ce ne sono altrettanti dalla Campania) che grazie al programma di UniCredit Foundation e Fondazione Don Gino Rigoldi hanno potuto iscriversi all’università con una borsa triennale dal valore complessivo di 15 mila euro. Tantissimi di loro arrivano da istituti tecnici e professionali, molti con famiglie con Isee basso. Storie in bilico tra la rinuncia e la possibilità. Ragazzi che senza un aiuto concreto, un tutor, uno sguardo che li accompagnasse, difficilmente avrebbero potuto continuare a studiare.

Il programma — chiamato Uni.On Accendi il tuo futuro — nasce per premiare merito e motivazione, e soprattutto per rimuovere ostacoli e costruire prospettive in un ambiente di comunità che rafforzerebbe qualunque adolescente. Non un semplice assegno, ma un percorso. Una Winter School di 80 ore su matematica, scienze e logica; un tutoraggio continuo per tutto il primo anno (con Marina Cattaneo in prima linea e la responsabile Marta Bianchi a coordinare); momenti di confronto che trasformano la classe in una piccola comunità. È così che si accorcia la distanza tra chi ha talento e chi riesce a farlo valere.

Le borse diventeranno 100 — dalle 70 attuali — con un investimento complessivo di oltre due milioni di euro e trecento studenti attesi alla prossima Winter School, annuncia Silvia Cappellini, direttore generale di Unicredit Foundation. Ma la cifra non è l’unica notizia. «Dare opportunità di crescita ai giovani significa permettere a tanti di progettare una vita diversa — ricorda don Gino Rigoldi —. Il sostegno economico è importante, ma soprattutto conta la relazione: aiutare chi non crede di farcela a scoprire che può». È la leva discreta che tiene insieme motivazione e risultati: la sensazione, per molti, di poter finalmente appartenere.

Alla Statale di Milano, il prorettore Stefano Simonetta — medievista, uno che alle parole bada — riporta tutto all’etimologia: universitas vuol dire comunità, insieme. «La parte più viva sono gli studenti. Oltre a ricerca e didattica, la nostra ‘terza missione’ è l’impatto sociale: costruire ponti tra il piccolo insieme che è l’ateneo e il grande insieme che è il mondo». In quella idea di ponte, il progetto trova il suo perimetro morale.

È lì che il futuro comincia davvero: nel momento in cui qualcuno ti fa capire che le difficoltà non sono barriere, ma passaggi. «Nella logica i problemi si chiamano “contraddizioni”. E le contraddizioni, come nella vita, ad un certo punto smettono di essere ostacoli e diventano opportunità, se danno modo di superare se stessi e ampliare gli orizzonti». Baba Hanae lo sa: non si tratta solo di capire «come funzionano le cose». Si tratta di farle funzionare per tutti.

Articolo scritto da Elisabetta Andreis per Corriere.it, testo integrale qui.

UniCredit Foundation e Fondazione Don Gino Rigoldi, oltre alla borsa di studio triennale per 70 ragazzi meritevoli, hanno organizzato una Winter School e un tutoraggio continuo per tutto il primo anno.

Quando è arrivata in Italia dal Marocco, Baba Hanae era piccola e aveva in testa una domanda fissa: «Come funzionano le cose?». Oggi ha diciannove anni, indossa un velo blu, ama logica, informatica e matematica.

«Ero l’unica in classe di origine straniera e spesso l’unica ragazza davvero presa dalle materie scientifiche. Mi sentivo sola. Questo progetto mi ha dato un’occasione straordinaria — racconta — non solo per imparare, ma per uscire dal mio guscio».

Lei è tra i trentacinque studenti lombardi (ce ne sono altrettanti dalla Campania) che grazie al programma di UniCredit Foundation e Fondazione Don Gino Rigoldi hanno potuto iscriversi all’università con una borsa triennale dal valore complessivo di 15 mila euro. Tantissimi di loro arrivano da istituti tecnici e professionali, molti con famiglie con Isee basso. Storie in bilico tra la rinuncia e la possibilità. Ragazzi che senza un aiuto concreto, un tutor, uno sguardo che li accompagnasse, difficilmente avrebbero potuto continuare a studiare.

Il programma — chiamato Uni.On Accendi il tuo futuro — nasce per premiare merito e motivazione, e soprattutto per rimuovere ostacoli e costruire prospettive in un ambiente di comunità che rafforzerebbe qualunque adolescente. Non un semplice assegno, ma un percorso. Una Winter School di 80 ore su matematica, scienze e logica; un tutoraggio continuo per tutto il primo anno (con Marina Cattaneo in prima linea e la responsabile Marta Bianchi a coordinare); momenti di confronto che trasformano la classe in una piccola comunità. È così che si accorcia la distanza tra chi ha talento e chi riesce a farlo valere.

Le borse diventeranno 100 — dalle 70 attuali — con un investimento complessivo di oltre due milioni di euro e trecento studenti attesi alla prossima Winter School, annuncia Silvia Cappellini, direttore generale di Unicredit Foundation. Ma la cifra non è l’unica notizia. «Dare opportunità di crescita ai giovani significa permettere a tanti di progettare una vita diversa — ricorda don Gino Rigoldi —. Il sostegno economico è importante, ma soprattutto conta la relazione: aiutare chi non crede di farcela a scoprire che può». È la leva discreta che tiene insieme motivazione e risultati: la sensazione, per molti, di poter finalmente appartenere.

Alla Statale di Milano, il prorettore Stefano Simonetta — medievista, uno che alle parole bada — riporta tutto all’etimologia: universitas vuol dire comunità, insieme. «La parte più viva sono gli studenti. Oltre a ricerca e didattica, la nostra ‘terza missione’ è l’impatto sociale: costruire ponti tra il piccolo insieme che è l’ateneo e il grande insieme che è il mondo». In quella idea di ponte, il progetto trova il suo perimetro morale.

È lì che il futuro comincia davvero: nel momento in cui qualcuno ti fa capire che le difficoltà non sono barriere, ma passaggi. «Nella logica i problemi si chiamano “contraddizioni”. E le contraddizioni, come nella vita, ad un certo punto smettono di essere ostacoli e diventano opportunità, se danno modo di superare se stessi e ampliare gli orizzonti». Baba Hanae lo sa: non si tratta solo di capire «come funzionano le cose». Si tratta di farle funzionare per tutti.

Articolo scritto da Elisabetta Andreis per Corriere.it, testo integrale qui.

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